GALLERIA D’ARTE MODERNA, NERVI
Katsuhito Nakazato
La mostra Light and darkness espone le opere fotografiche di due artisti, Andrea Lippi, italiano, e Katsuhito Nakazato, giapponese. Ospitata su due sedi, al Museo d’Arte Orientale Chiossone e alla Galleria d’Arte Moderna di Genova, la mostra presenta e mette a confronto il punto di vista dei due artisti sulla relazione tra luce e oscurità negli ambienti naturali e urbani del Giappone.
The Light and darkness exhibition showcases the photographic works of two artists, Andrea Lippi, Italian, and Katsuhito Nakazato, Japanese. Hosted across two locations, at the Chiossone Museum of Oriental Art and at the Gallery of Modern Art in Genoa, the exhibition presents and compares the two artists points of view on the relationship between light and darkness in the natural and urban environments of Japan.
dal 28 settembre 2024 al 12 gennaio 2025
GALLERIA D’ARTE MODERNA , NERVI
Villa Saluzzo Serra Via Capolungo, 3 – 16167 Genova Nervi
Accoglienza e biglietteria:
tel. 010 55 76976 – biglietteriagam@comune.genova.it
Tōkei
Tōkei
Nel nord-est di Tokyo, racchiuso da quattro fiumi, Arakawa, Sumida, Kyu-nakagawa e Kita-jukken, si trova una zona urbana, approssimativamente triangolare, nota come Mukojima. Il quartiere oggi è un complicato dedalo di vicoli fiancheggiati da vecchie abitazioni in legno, case a schiera (o nagaya), e laboratori che hanno miracolosamente evitato le devastazioni sia della Seconda Guerra Mondiale sia della speculazione edilizia della bolla economica a fine anni ’80. Entrando nell’ambiente contorto di questa zona, presto ci perde ogni senso dell’orientamento. Vagabondando smarriti per le strade si percepiscono gli strati accumulati della vita della città nei suoi colori non ancora sbiaditi. Un paesaggio urbano originale ora scomparso da Tokyo (scomparso da tutto il Giappone) torna a vivere, evocando un sospiro nostalgico per cose che ormai sono solo ricordi. È una nostalgia che scavalca ben tre quarti del XX secolo, tornando indietro nel tempo agli anni dell’era Taisho, durante la prima guerra mondiale, e oltre fino alla fine del XIX secolo e l’inizio dell’era Meiji, nel XX secolo. L’epoca Edo degli shogun Tokugawa cedette nel 1868 alla modernizzazione dell’era Meiji. La capitale, Edo, assunse il nome 東京 (Tōkyō, capitale orientale) un’espressione del suo rapporto con quella che fino ad allora era stata la capitale imperiale, 京都 (Kyōto: metropoli capitale). La gente di Edo tuttavia si opponeva al fatto che la loro città non fosse altro che una versione orientale dell’ormai eclissata Kyōto, e iniziò a pronunciare in modo alternativo il secondo carattere di 東京, non Kyō ma Kei, da qui il nome Tōkei.Questo nome, o meglio, questa pronuncia, fu utilizzata all’inizio dell’era Meiji (dalla fine degli anni ’60 dell’Ottocento fino agli anni Settanta dell’Ottocento) ma alla fine è svanito nel nulla. Tōkei: una città avvolta e oscurata dalla storia a metà del periodo Meiji. Eppure ho trovato quella città fantasma nell’attuale Mukojima.
In Tokyo’s northeast, enclosed by four rivers: the Arakawa, Sumida, Kyu-nakagawa and Kita-jukken,is a roughly triangular urban tract known as Mukojima. The district today is an involved maze of alleys lined with old wooden dwellings, row houses (or nagaya),and workshops that have miraculously sidestepped the ravages of both the Pacific War and the economic bubble of the late 1980s. Enter the convoluted milieu of this town and soon all sense of direction is lost. Wandering astray through the streets you can sense the accumulated strata of the life of the city in their yet unfaded colors. An original city landscape now vanished from Tokyo-vanished from Japan-comes back to life, drawing forth a sigh for things that are now only memories. It is a nostalgia that bypasses a full three quarters of the twentieth century, going back to the Taisho era years surrounding the First World War, and beyond to Japan’s late nineteenth and turn of the twentieth century Meiji era. The Edo era of the Tokugawa Shoguns gave way in 1868 to the modernizing Meiji era. At this point the city of Edo took on the name 東京(Tōkyō:“eastern capital"): an expression of its relationship to what till then had been the capital of 京都(Kyōto: “capital metropolis”).But the people of Edo objected to their city being styled no more than an eastern version of the now eclipsed Kyōto, and added a distinctive extra stroke to the 京 to make 京. This altered character for'capital'was pronounced kei, making for 東京,or Tōkei. The name Tokei was used at the beginning of the Meiji era (the end of the 1860s through to the 1870s) but eventually faded into thin air. Tōkei: a city shrouded over by history midway through Meiji. Yet I found that phantom city in present day Mukojima.
Katsuhito Nakazato
De Chirico’s Shadow
De Chirico’s Shadow
Quando Nakazato aveva dieci anni, rimase profondamente colpito dalla qualità surreale e onirica del mondo di Giorgio de Chirico, che sembravano esistere a metà tra la realtà e i sogni. Anni dopo, da adulto, in Giappone, incontrò scene che evocavano la stessa atmosfera inquietante che si ritrova nelle opere di De Chirico: le immagini dei suoi sogni, racconta Nakazato, si manifestavano improvvisamente nel mondo reale, davanti ai suoi occhi, lasciandolo in uno stato di ammirazione. Sebbene questi paesaggi fossero innegabilmente radicati nel Giappone, sembravano anche appartenere a un regno ultraterreno, sfuggito dai suoi sogni. Ogni incontro con una scena del genere aveva il potere di trasportare la coscienza di Nakazato in un luogo lontano e irraggiungibile. Questo effetto potrebbe essere attribuito al gioco di luci e ombre, al silenzio, alla nostalgia, al mistero e sconcerto, che risuonano con i suoi ricordi di un’infanzia passata a contatto con la natura. Spinto dal desiderio di catturare questi momenti carichi di emozione, Nakazato cominciò a fotografarli e documentarli ogni volta che apparivano. Gli ci è voluto più di sette anni per raccogliere queste immagini in un libro fotografico, non cercandoli attivamente, ma aspettando pazientemente che queste scene oniriche si rivelassero a lui. L’Ombra di De Chirico, progetto editoriale pubblicato nel 2002, è il risultato di questo lungo viaggio. Eppure Nakazato continua a fotografare questi momenti surreali e senza tempo, che appaiono come congelati nel tempo e lo spazio, anche adesso. Questa mostra comprende anche opere dei suoi incontri più recenti con queste scene indimenticabili.
When Nakazato was ten years old, he was deeply struck by the surreal, dreamlike quality of Giorgio de Chirico’s paintings, which seemed to exist somewhere between reality and dreams. Years later, as an adult in Japan, he encountered scenes that evoked the same haunting atmosphere found in de Chirico’s works. Nakazato describes these moments as if images from his dreams were suddenly manifesting in the real world before his eyes, leaving him in awe.
Although these landscapes were undeniably rooted in Japan, they also seemed to belong to an elusive, otherworldly realm from his dreams. Each encounter with such a scene had the power to transport Nakazato’s consciousness to a distant, unreachable place.
This effect might be attributed to the interplay of light and shadow, silence, nostalgia, mystery, and bewilderment, which resonate with his childhood memories of growing up in nature. Driven by the desire to capture these emotionally charged moments, Nakazato began photographing and documenting them whenever they appeared. It took him more than seven years to compile these images into a photography book, not because he was actively searching for them, but because he patiently waited for these dreamlike scenes to reveal themselves.
De Chirico’s Shadow, published in 2002, is the result of this extensive journey. Yet Nakazato continues to photograph these surreal, timeless moments, which appear as if frozen in time and space, even now. This exhibition also includes works from his more recent encounters with these unforgettable scenes.
Miki Shimokawa
biografia – biography
Katsuhito Nakazato
Il Giappone oggi può essere rappresentato da due immagini sorprendentemente contrastanti: da una parte una metropoli futuristica con imponenti grattacieli e dall’altra paesaggi tradizionali con antichi templi e santuari immersi nella natura. Questa unione di tecnologia all’avanguardia e patrimonio culturale tradizionale, abbraccia oltre 1.200 anni e riflette l’evoluzione unica del Giappone come nazione insulare dell’Estremo Oriente.
Katsuhito Nakazato nasce nel 1956 nella prefettura di Mie, primogenito di una famiglia di contadini che coltivavano riso e cachi. Il paesaggio che circonda la sua città natale rurale evoca lo scenario primordiale del Giappone antico. Crescendo in questo remoto villaggio, non toccato dal rapido sviluppo del dopoguerra, Nakazato trascorre la sua infanzia immerso nella natura. Non sorprende che queste prime esperienze in un ambiente a basso impatto antropico e scarsa luce artificiale lo abbiano portato, da fotografo adulto, a ricercare la magia nell’oscurità.
Nakazato, attraverso i suoi progetti, sviluppa l’idea che i paesaggi che durante il giorno appaiono ordinari si trasformano in scene ultraterrene di notte, illuminate dalla luce naturale della luna o dal bagliore lontano delle luci della città. Questo fascino per il modo in cui la luce può alterare radicalmente la percezione di ciò che è familiare, è divenuto una caratteristica distintiva della sua fotografia di paesaggi notturni.
Il suo interesse iniziale per i paesaggi naturali, come montagne e fiumi, col tempo si estende al fascino delle mappe. Nakazato studia geografia all’università, spinto dal desiderio di apprendere tutto su rocce e geologia. Dopo la laurea, mentre lavora presso una tipografia, incontra il lavoro del fotografo francese Eugène Atget, e ne viene profondamente commosso. Poco dopo inizia a frequentare i corsi di fotografia tenuti dal fotografo giapponese Kazuo Kitai, noto per i documentari sulla la vita quotidiana giapponese e le proteste politiche. Anche dopo aver terminato il corso queste lezioni, Nakazato continua a mostrare le sue fotografie a Kitai una volta al mese. Circa tre anni dopo, decide di intraprendere la carriera di fotografo.
Il lavoro di Nakazato esplora spesso temi legati a paesaggi notturni, piccoli capannoni, coste e vicoli. Il suo obiettivo cattura spesso edifici e oggetti tralasciati dalla rapida crescita economica del Giappone, documentando i testimoni silenziosi del passato nascosti nell’ombra della modernità. Nonostante il loro aspetto spesso spoglio e abbandonato, le fotografie di Nakazato evocano un senso di nostalgia senza tempo che risuona universalmente.
Questa mostra è divisa in due parti. La prima presenta L’Ombra di De Chirico, una raccolta di fotografie ispirate a un’immagine che Nakazato incontrò all’età di dieci anni in un dipinto di Giorgio de Chirico. Per sette anni, Nakazato ha cercato di ricreare quell’immagine inquietante nei paesaggi del Giappone. La seconda parte presenta Tōkei, una serie di fotografie che ritraggono vecchie case di legno, case a schiera e piccoli laboratori nel distretto Mukojima di Tokyo: strutture che sono miracolosamente sopravvissute ai raid aerei di Tokyo e continuano a resistere come reliquie di un’epoca passata.